Le due artiste visive Silvia Levenson e Natalia Saurin - madre e figlia - si confrontano sul tema del
femminicidio attraverso il progetto “Il luogo più pericoloso” che denuncia una guerra che si
consuma quotidianamente ai danni delle donne negli ambienti domestici.
Il titolo del progetto prende spunto da un rapporto delle Nazione Unite del 2018, secondo cui il luogo più pericoloso per le donne è la propria casa. Si stima che delle 87.000 donne uccise nel mondo nel corso del 2018, circa 50.000 (il 58%) sono state assassinate da compagni o membri della famiglia.
Il luogo più pericoloso è un’installazione composta da piatti di ceramica usati, decorati con frasi estrapolate dai media e che vengono ripetute per giustificare e minimizzare la violenza contro le donne.
Sono frasi che parlano di desiderio, di controllo, di rapporto di potere, parole dette da uomini incapaci di gestire il rifiuto o il fallimento di una relazione sentimentale (Mia o di nessuno, Ti picchio ma ti amo, E' stato un raptus, etc). Il progetto si sviluppa in tre ATTI ed è visto dalle artiste come una presa di consapevolezza collettiva.
L’installazione è stata presentata per la prima volta nel 2019 a Firenze, a cura del Museo del 900 e Sergio Risaliti, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Il 25 novembre del 2020 l’installazione sarebbe dovuta essere esposta in occasione del palinsesto del Talento delle Donne nel cortile del Palazzo Reale a cura di Antonella Mazza ma a causa pandemia l’installazione è diventata un’azione davanti al Duomo di Milano.
Il terzo Atto è il risultato di un laboratorio partecipativo dove le persone hanno realizzato e "decorato" dei  piatti di ceramica portati da casa, che sono stati successivamente rotti in una azione collettiva. Il video è stato proiettato sui 21 maxi schermi di UrbanVision a Milano e Roma e contemporaneamente in diversi luoghi (frai quali Torino, Verona, Buenos Aires, Washington etc).

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