Natalia Saurin - si confronta con uno spazio, quello della casa di un estraneo - Giuseppe Coniglione - entrando in relazione con la quotidianità, il vissuto e la storia dello “sconosciuto”. Questa particolare contingenza crea esigenze progettuali e di produzione sui generis che si allontanano da quelle solite del sistema dell’arte, trasformando così, per una settimana, l’artista in demiurgo e mediatore tra mondi differenti e lontani. È come se “l’essere” di Giuseppe e il suo “esserci”, il suo vissuto avessero “condizionato” il “fare” e l’”essere” artista di Natalia.
Questo carteggio visivo tra particolare e universale, privato e pubblico (cittadino) ci racconta una settimana di vita condivisa tra Natalia e Giuseppe che ha permesso all’artista di conoscere Catania e di conoscere una persona attraverso non solo i racconti ma anche tramite gli oggetti che ha trovato in casa. Risulta assai interessante conoscere le modalità di lavoro e produzione di un’opera o di una serie di opere a partire dalla storia individuale verso quella “universale”. Una comunità che con le sue tradizioni, la sua cultura la sua identità traccia una storia che si associa a quella individuale con il suo procede in un’epoca. Le due possibilità dell’essere uomo “nel mondo” e “dal mondo”.
É l’incontro che tiene le fila di questo racconto basato su suggestioni e libere associazioni d’idee e Natalia Saurin ha saputo tendere con i suoi mezzi la trama della personalità e della storia di Giuseppe Coniglione intrecciandola con l’ordito della storia e dell’identità locale.
La storia cittadina, le “minnuzze di Sant’Agata” incontra la storia personale di Giuseppe, le cartoline dello zio Peppino, zio della nonna che era solito scrivere racconti di viaggio alla nipote utilizzando “foto” delle città che visitava.
Fotografie di paesaggi vulcanici dialogano con i libri antichi del padrone di casa, assiduo lettore e appassionato di storia. Natura e cultura si confrontano perché l’artista incentra tutta la sua riflessione sull’incontro, sul confronto che è proprio alla base di questo modulo residenziale pensato da Fulvio Ravagnani.
Testo di Valentina Lucia Barbagallo e Giuseppe Mendolia Calella.                                                                      Mostra a cura di Balloon Project 

You may also like

Back to Top